Dopo le grandi conquiste femministe degli anni 70, i diritti civili legati all’autodeterminazione delle donne sono stati tralasciati dal dibattito politico italiano e, mano a mano, erosi dalle pratiche: l’obiezione di coscienza (a Modena si aggira sul 50%) limita il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza; il costo delle procedure e la precarizzazione del lavoro limitano di fatto il diritto al divorzio e a vivere secondo un modello che non sia quello della famiglia con figli.

La mancanza di presidio parlamentare su queste istanze ha lasciato libertà di azione ai movimenti cattolici oltranzisti che, per quanto minoritari, attraverso una costante campagna di opinione e di lobbying sono arrivati a occupare ministeri strategici: è così che oggi quei diritti all’autodeterminazione delle donne che pensavamo solidi nella legge, per quanto intaccati nella prassi, sono minacciati e minati alla base da provvedimenti come il DDL Pillon, che antepone i diritti dei genitori a quelli dei figli e mette deliberatamente in pericolo la vita e la sicurezza delle donne e dei minori vittime di violenza.

Questo ci insegna che bisogna tenere sempre alta la guardia e non dare niente per scontato. Per questo aderisco insieme a Modena volta pagina alla manifestazione indetta da NON UNA DI MENO in risposta al Congresso Mondiale delle Famiglie che si terrà questo fine settimana a Verona, e mi impegno, da candidata sindaca, a vigilare sul rispetto di quei diritti. A partire dalle manifestazioni antiabortiste non autorizzate di fronte all’ospedale ogni settimana, inaccettabile sanzione silenziosa a chi esercita il diritto di decidere su di sé e sulla propria vita.

Carolina