Un progetto – la riqualificazione di Sant’Agostino – rispetto al quale si sono persi anni per l’arroganza di questa e delle precedenti amministrazioni. La ricostruzione delle varie tappe di questa storia assurda nel commento di Ezio Righi, architetto urbanista e candidato di Modena Volta Pagina alle elezioni del 26 maggio prossimo.
È l’inevitabile conclusione di un progetto illogico, con centinaia di posti in sale di lettura per biblioteche frequentate da un ristretto numero di specialisti, con altissime torri librarie automatiche per la movimentazione di pochi volumi al giorno. Un progetto che dall’origine si è posto in consapevole, stridente contraddizione con la lettera e lo spirito delle leggi nazionali e regionali, sia urbanistiche che di tutela dei beni culturali e dei centri storici. Le torri librarie, alte come un palazzo di sette o otto piani, erano in frontale contrasto con la legge urbanistica regionale, che vietava nel centro storico aumenti di volume. La progettata demolizione e ricostruzione in forme nuove di otto o novemila metri cubi nel bel mezzo del complesso contraddiceva il codice dei beni culturali, che in questi casi prescrive il restauro.
Strane vicende si sono intrecciate, nel tentativo di imporre comunque quel progetto. Nel giugno del 2013, sul piano strutturale comunale comparve misteriosamente attorno al Sant’Agostino un contorno rosso che avrebbe consentito di derogare alla legge regionale: peccato però che fosse una svista, perché mai il consiglio comunale aveva nemmeno sentito parlare di una variante del genere. Però in forza di quella svista fu rilasciato il permesso di costruire. Nel dicembre di quell’anno la direttrice regionale per i Beni culturali rilasciò l’autorizzazione al progetto: peccato che non fosse sua competenza, ma forse non vi erano altri disposti a farlo.
Italia Nostra impugnò sia il permesso di costruire che l’autorizzazione, ed entrambi furono annullati dal TAR nell’ottobre 2015, col pieno accoglimento delle censure proposte.
A questo punto Comune e Fondazione rinunciano e rimettono mano al progetto? Ma nemmeno per idea.
Dopo tre mesi dalla sentenza, nel gennaio 2016 la giunta comunale perfeziona uno schema di “Accordo procedimentale”, e conferma invariato il progetto appena annullato, con le sue torri e le sue demolizioni. Serve a Comune, Fondazione e Ministero per procedere alla formazione di un “Accordo di programma”, con due obiettivi essenziali. Primo, rendere efficace quella misteriosa linea rossa, e così derogare alla legge regionale. Secondo, ottenere via libera dalla Soprintendenza, prevista in condizione minoritaria nell’ambito della conferenza dei servizi per l’accordo di programma.
Nel frattempo, maturano nuove cose: la direzione della Galleria e Biblioteca Estense cancella il previsto trasferimento della biblioteca al Sant’Agostino, e con esso la necessità delle torri librarie. Dopo di che prende il via la conferenza dei servizi, nel luglio 2017. Nel marzo 2018 la Commissione Regionale autorizza la demolizione solo di elementi assolutamente incongrui. Dopo di che ci voglio sei mesi per concludere l’Accordo di programma, che però non implica il permesso di costruire, per il dissenso della Soprintendenza, che si riserva il parere nell’ambito di un procedimento ordinario di autorizzazione.
Parere che ora è arrivato, e con esso è giunta la fine ingloriosa, prevedibile e prevista, di un progetto infausto, forzato con ostinazione, anche contro l’evidenza e la sua stessa utilità. Si tratta ora di rifarlo nelle parti che si intendevano demolire, per dare luogo a un intervento di restauro, intrinsecamente sobrio, che non dovrebbe richiedere lunghi tempi di elaborazione Più complesso è decidere l’utilizzo degli spazi che il recupero renderà disponibili, ma questa è un’altra storia.
Ezio Righi